Da quando ho memoria, penso di aver passato la maggior parte
del tempo a fantasticare; ho pensato a viaggi, a vedere posti nuovi, a fare
qualcosa di nuovo, a creare, a scrivere, a ideare ed esplorare.
Ho sempre visto me stessa in un contesto diverso da quello
della routine italiana, in un contesto più aperto, dove posso libera di essere
chi voglio essere e fare ciò che voglio fare.
Un posto in cui la gente mi avrebbe apprezzato per il mio
essere e non per il mio apparire.
E seppur mi dispiace scriverlo, non ho mai avuto
l’opportunità di fare qualcosa ed essere qualcuno in Italia.
Ed è per questo motivo che ora sto per fare qualcosa che mi porterà a diventare
chi voglio essere.
Troppo complicato?
Pensieri troppo contorti per una ragazza di 16 anni?
Forse.
Però, almeno, ora sono parte di qualcosa.
Sono parte di quel gruppo di “pazzi, incoscienti ragazzi” che si lasciano l’Italia alle spalle
per abbracciare una cultura diversa, un Paese diverso e una lingua diversa.
Siamo ragazzi, con una valigia in mano e la mente aperta.
Siamo pronti a partire, a lasciarci alle spalle, ma non troppo, la situazione
economico-politica disastrosa del nostro Paese, siamo pronti anche a rinunciare
alla pasta e alla pizza, pur di andare e imparare, pur di cambiare la nostra
vita (e non è poco, ammettiamolo).
Quando penso a noi, penso
a un gruppo di ragazzi con una valigia e un biglietto di aereo. Penso a ragazzi
senza pregiudizi, pronti ad adattarsi a qualsiasi famiglia pur di partire.
Mi piace pensare di essere parte di un gruppo di ragazzi
coraggiosi, intraprendenti, audaci e anche un po’ pazzi, è vero, che stanno per
fare un passo più lungo della gamba.
Perché, alla fine, tutti noi stiamo per partire con
moltissime aspettative, prendendola sul ridere al momento dei “Ma
davvero vuoi partire? Con che coraggio?” o dei “vedrai quanto ti mancherà la tua famiglia quando sei lì, è inutile che
dici di no”.
Tutti noi sappiamo di fare parte di un qualcosa di grande.
Sappiamo degli alti e dei bassi, dei mille problemi che ci
saranno, del difficile ritorno in Italia, della nostalgia di casa… Lo sappiamo.
Ma perché farsi fermare da queste difficoltà?
Alla fine ci saranno problemi da affrontare per tutti, ci
saranno sicuramente prove da superare e momenti in cui il mondo sembra
crollare.
Noi, anzi, Io, ho
l’opportunità di volare via da qui e di passare 10 mesi della mia vita in Gran
Bretagna, e non saranno di certo i soliti pregiudizi italiani a impedirmi di
partire.
you may say I'm a dreamer, but I'm not the only one
Love,
Laura
Nessun commento:
Posta un commento